Com’è nato il progetto “GenitoriOk” e qual è stata l’ispirazione principale che vi ha portato a scrivere questo libro?
Il progetto “Genitori Ok” nasce da una visione chiara: colmare una lacuna nel panorama della divulgazione scientifica nell’ambito dell’educazione. Il progetto nasce inizialmente 2012 come rivista dedicata ai genitori e curata da pedagogisti esperti che si rendono conto che manca uno strumento che offra ai genitori una guida pratica e teorica per affrontare le sfide dell’educazione. L’ispirazione principale è stata la volontà di creare uno spazio di confronto e di supporto per le famiglie, un luogo dove trovare consigli utili e strategie efficaci per crescere figli felici e realizzati.
Cosa vuol dire “trasformare” i figli in persone sicure, forti e gioiose e quali sono le strategie che suggerite ai genitori per aiutarli in questa trasformazione?
“Trasformare” i figli non significa plasmarli a nostra immagine e somiglianza, ma accompagnarli in un percorso di crescita che valorizzi le loro potenzialità e li renda consapevoli delle proprie risorse. Vorrei vedere questo trasformare come un percorso che a piccoli passi, ma con una direzione ben chiara, porti le nuove generazioni a vivere tutto il loro potenziale, tutti i loro talenti così da renderli forti nell’affrontare le sfide della vita quotidiana.
Le Tappe del Viaggio che proponiamo ai genitori:
Invece di interrompere o giudicare, impariamo a creare uno spazio di silenzio interiore per accogliere le parole e le emozioni dei nostri figli, un predisporre il mio silenzio per accogliere le sue parole.
Sviluppiamo un linguaggio basato sul rispetto, l’empatia e la sincerità. Impariamo a esprimere i nostri sentimenti e ad ascoltare quelli dei nostri figli, creando un dialogo aperto e costruttivo quindi non violento.
Offriamo ai nostri figli un rifugio sicuro, una casa dove tornare e dove riposare, anche nei momenti difficili. Un luogo dove digerire le paure i tumori le sfide. Un luogo che sia veramente un luogo sicuro
Incoraggiamo i nostri figli a prendere decisioni autonome, frasi come “non lo sai ancora fare e ti aiuterò a imparare” e “puoi sbagliare, non significa che poi sbagli sempre” aiutano a sviluppare sia la determinazione sia la resistenza alla frustrazione.
Siamo il loro faro nella tempesta e la loro guida all’avventura. Diamo loro la sicurezza per affrontare le sfide e l’incoraggiamento per esplorare il mondo, sapendo che possono sempre contare su di noi.
Siamo consapevoli del nostro ruolo di genitori, una responsabilità che si incarna nei valori e nelle azioni quotidiane. Non cerchiamo di essere supereroi invincibili, ma persone autentiche, consapevoli dei propri limiti e delle proprie fragilità. Riconosciamo i lati oscuri del nostro carattere, le nostre paure e incertezze. Ci impegniamo in un dialogo interiore costante, ponendoci domande profonde su come vogliamo vivere e sul modello che offriamo ai nostri figli.
Sappiamo che il nostro percorso è un continuo sperimentare, verificare e decidere.
Non abbiamo tutte le risposte, ma ci sforziamo di essere presenti, sinceri e aperti al cambiamento. In questo modo, offriamo ai nostri figli un esempio di autenticità e crescita personale.
Li invitiamo a esplorare il mondo con curiosità e coraggio, sapendo che possono sempre contare sul nostro sostegno e sulla nostra comprensione. Mostrando la nostra vulnerabilità, insegniamo loro che la forza non risiede nell’invincibilità, ma nella capacità di affrontare le proprie fragilità con coraggio e autenticità.
Riconosciamo e valorizziamo le potenzialità già presenti nella nostra famiglia, invece di cercare risposte all’esterno, impariamo a coltivare la felicità e l’armonia tra le mura domestiche.
Creiamo una rete di sostegno con altri genitori, per condividere esperienze, difficoltà e consigli. Sentirsi compresi e supportati rende il cammino genitoriale più leggero e piacevole.
Quali sono i pilastri educativi del vostro approccio? Si differenzia da altri approcci?
Il nostro approccio si basa su 5 pilastri:
Il nostro approccio si differenzia dagli altri perché parte dalla “scomoda verità” che spesso cerchiamo risposte e felicità all’esterno, anziché valorizzare le risorse e le potenzialità già presenti all’interno della famiglia.
Invece di concentrarci solo sui problemi e sulle difficoltà, invitiamo i genitori a riscoprire i momenti di felicità, anche quelli piccoli e apparentemente insignificanti, e a far leva su di essi per costruire relazioni più solide e appaganti.
Siamo convinti che dentro ogni famiglia esistano “emozioni originarie” positive, come il senso di piacere, di adattamento e di fiducia. Tuttavia, spesso siamo abituati a esteriorizzare tutto, a cercare conferme e gratificazioni all’esterno, trascurando il nostro
mondo interiore. Il nostro approccio, invece, invita a “rintracciare” queste emozioni positive, a “onorare” ciò che già esiste e a partire da lì per migliorare la qualità delle relazioni familiari.
Non si tratta di un semplice “sii felice” ma di un percorso di consapevolezza e di crescita che richiede un “chiaro vedere” interiore. I genitori sono invitati a osservare le dinamiche familiari con occhi nuovi, a riconoscere i propri punti di forza e di debolezza, e a sviluppare una maggiore capacità di ascolto e di empatia. Solo così è possibile creare un ambiente familiare in cui tutti si sentano accolti, valorizzati e amati.
Come possono i genitori affrontare le sfide moderne, come l’influenza dei social media, nell’educazione dei loro figli?
Le sfide moderne richiedono ai genitori una maggiore consapevolezza e un impegno costante. Ecco alcuni consigli utili:
Accettare la superiorità tecnologica dei figli
È fondamentale riconoscere che i ragazzi avranno sempre una maggiore familiarità con la tecnologia rispetto a noi. Concentrarsi unicamente sul controllo dei dispositivi è una battaglia persa in partenza.
Essere esperti di elettronica può essere un vantaggio, ma le informazioni sono in continua evoluzione e non possiamo essere sempre aggiornati su tutto. La strategia migliore è l’umiltà: ammettere di non sapere tutto e creare spazi in cui i ragazzi possano condividere le loro conoscenze.
Invertire i ruoli, lasciando a loro il “palcoscenico” li farà sentire esperti e favorirà un dialogo aperto e una relazione paritaria. Abbandoniamo per un attimo il ruolo di “genitori” e instauriamo una relazione orizzontale, basata sulla condivisione e la comprensione reciproca. Avremo poi modo di riprendere il nostro ruolo genitoriale.
Dare il buon esempio
Utilizzare i social media in modo equilibrato e responsabile, evitando confronti e ostentazioni. Questo è un punto cruciale, anche se può sembrare ovvio.
Quanto è importante conoscere le testimonianze di altri genitori? Ci può condividere un esempio pratico di come un genitore ha applicato con successo i vostri consigli nella vita quotidiana?
Le testimonianze di altri genitori sono indubbiamente preziose, un faro nella navigazione spesso tempestosa dell’educazione. Ma il loro valore trascende la mera condivisione di esperienze; esse rappresentano il germe di una cultura dell’educazione rinnovata,
un’alternativa all’individualismo che ci attanaglia.
Per comprendere appieno questa visione, è necessario volgere lo sguardo al passato, alle radici del pensiero occidentale.
Aristotele e Platone, giganti della filosofia antica, concepivano la società come un’entità organica, un polis in cui l’individuo realizzava il proprio potenziale attraverso la partecipazione attiva e il dialogo.
Per Platone, la maieutica, l’arte del dialogo socratico, era lo strumento principe per far emergere la verità, insita nell’anima di ogni individuo. Aristotele, dal canto suo, enfatizzava l’importanza dell’ethos e della phronesis, la saggezza pratica, per guidare le azioni umane verso il bene comune. Entrambi i filosofi, pur nelle loro divergenze, concordavano sull’importanza della comunità e della condivisione della conoscenza per il benessere della società.
Oggi, in un’epoca dominata dall’individualismo e dalla frammentazione, riscoprire questi principi è fondamentale. Il paradigma sociale contemporaneo ci impone di superare la dicotomia “io vs tu”, “noi vs voi”, per abbracciare una visione inclusiva, in cui “tutti è per tutti”.
In questo contesto, le testimonianze dei genitori diventano veicoli di conoscenza e di valori, eredi dei racconti medievali che tramandavano saggezza e modelli di comportamento.
Le storie di vita, le esperienze condivise, sono il tessuto connettivo di una comunità educante, un patrimonio di sapere che si arricchisce e si rigenera nel tempo. Noi stessi, nel nostro lavoro, ci facciamo narratori di storie, condividendo le nostre esperienze con le famiglie che assistiamo.
Tuttavia, crediamo fermamente che il vero valore risieda nella voce diretta dei genitori, nella loro capacità di testimoniare i successi e le sfide affrontate.
In oltre vent’anni di attività, abbiamo raccolto un tesoro di storie, un potenziale libro che attende di essere scritto, una testimonianza tangibile del potere trasformativo dell’educazione condivisa.
Quanto è importante la comunicazione e come fare a superare gli ostacoli nella relazione con i figli?
La comunicazione è essenziale nella relazione genitori-figli, ma non nel senso superficiale di un semplice scambio di informazioni. Piuttosto, essa deve essere intesa come un dialogo filosofico, un ritorno alle radici del pensiero antico, dove il dialogo era strumento di cura dell’essere.
Abbiamo perso il significato profondo del dialogo, riducendolo a un mero “dire”, dimenticando che esso è, in essenza, un “essere”. È necessario riscoprire, l‘arte di far emergere la verità interiore attraverso l’ascolto e la domanda. Dobbiamo tornare a dialogare con i nostri figli, non per imporre le nostre idee, ma per accompagnarli nella scoperta del loro pensiero.
Aristotele ci ricorda l’importanza del logos, della parola ragionata, ma anche dell’ethos e del pathos. La comunicazione autentica richiede ragione, ma anche empatia, la capacità di mettersi nei panni dell’altro. Dobbiamo superare gli ostacoli che ci separano dai nostri figli, abbattendo i muri dell’incomprensione con la forza del dialogo.
Il dialogo autentico non è un monologo mascherato, un’arena in cui affermare le proprie posizioni, ma un’esplorazione condivisa, un cammino verso la verità.
Come ci ha insegnato Socrate, la maieutica è l’arte di far nascere le idee, di accompagnare l’altro nella
scoperta del proprio pensiero. È un atto di cura, un prendersi a cuore l’essere dell’altro, riconoscendone la dignità e il valore intrinseco.
Aristotele, con il suo concetto di logos, ci ricorda che il dialogo è anche ragione, capacità di argomentare, di esprimere il proprio pensiero in modo chiaro e coerente. Ma il logos non è fredda logica, è anche ethos, carattere morale, e pathos, emozione. Un dialogo autentico è un incontro di menti e di cuori, un’esperienza che ci trasforma, che ci arricchisce.
In un’epoca in cui l’individualismo e la superficialità dominano, il dialogo filosofico diventa un atto di resistenza, un modo per riappropriarci della nostra umanità.
È un invito a rallentare, a riflettere, a riscoprire il valore della relazione autentica. È un modo per prenderci cura dell’essere, nostro e altrui, per recuperare l’onore della ragione e del logos.
Recuperare il dialogo significa, in definitiva, recuperare la nostra capacità di essere, di esistere pienamente nel mondo, di connetterci con gli altri in modo autentico e significativo. È un atto di amore, un prendersi cura dell’essere che ci permette di trascendere l’individualismo e di costruire una comunità basata sulla comprensione reciproca e sul rispetto.
Per superare gli ostacoli, dobbiamo:
Si parla nel libro di motivazione. Come possiamo aiutare i nostri figli a porsi degli obiettivi e raggiungerli?
La motivazione è fondamentale per il successo dei figli. Per aiutarli a porsi degli obiettivi e raggiungerli, possiamo:
Quali consigli dareste ai genitori che si sentono sopraffatti dalle responsabilità e dalle aspettative nella crescita dei loro figli?
Ai genitori che si sentono sopraffatti, consigliamo di:
intervista resa a https://www.nostrofiglio.it/
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