Accettare se stessi per accogliere anche il peggio dei figli adolescenti: un atto di trasformazione

La sfida, la più difficile ma anche la più evolutiva per un genitore è educarci ad accettare e voler bene a tutte le nostre parti, anche quelle che non ci piacciono o quelle che neghiamo per timore di doverle accogliere.

Questo passaggio su di noi è fondamentale e predispone come accogliamo i nostri figli, con le loro luci e le loro ombre. Essere genitori di un adolescente significa trovarsi di fronte a comportamenti difficili, cambi d’umore improvvisi, e un naturale bisogno di ribellione che mette alla prova ogni nostra certezza.

Ma come possiamo accogliere questi aspetti se prima non riusciamo a fare pace con i nostri?

Accettarsi per imparare ad accogliere

Non è solo quando siamo nella nostra versione migliore che abbiamo valore. La vera sfida è accogliere quelle parti di noi che ci fanno sentire vulnerabili, che reputiamo “difettose”. Siamo tutti capaci di apprezzarci quando otteniamo un bel risultato, quando le cose vanno per il meglio. Ma quanto dura quel senso di soddisfazione? Accogliere le parti di noi che fanno fatica, che inciampano, ci permette di liberarci dal peso di una perfezione irraggiungibile e di riscoprire un senso di pace e leggerezza.

L’adolescente e la ribellione

Una volta che impariamo ad accettare noi stessi, siamo anche più disposti a guardare con occhi diversi i nostri figli. In particolare, l’adolescente sta attraversando un periodo cruciale in cui cerca il proprio spazio e tenta di affermare chi è. Questa ricerca porta a svelare i lati negativi dei figli la ribellione, la loro testardaggine può essere un aspetto che desideriamo non accogliere. Eppure luce e ombra creano un intero, tutto ha una sua funzione una sua motivazione.

Accogliere le sfumature più “difficili” dei figli

Accogliere anche quelle parti “difficili” nei nostri figli le loro insicurezze, il loro bisogno di sfidare i limiti, le loro paure mascherate da arroganza non significa accettare  senza riflettere con loro. Accogliere non è giudicare e “correggere”  semplicemente iniziamo a vedere e ascoltare non ricercando la soluzione immediata e conclusiva. Accogliere non è accettazione, non è un atto di resa, ma una scelta consapevole di amare anche l’imperfezione, nostra e loro lasciando che nella relazione con noi possano crescere e modificarsi.

Da un’accettazione all’altra: il potere di un riflesso positivo

Quando un ragazzo vede che il proprio genitore non si agita eccessivamente per i suoi comportamenti o per le sue imperfezioni, inizia a sentirsi più libero di esprimersi, anche quando è nel mezzo di emozioni difficili. Se non ci mostriamo spaventati o giudicanti, i nostri figli imparano che non devono essere perfetti per essere amati. Questo approccio genera un cambiamento profondo, portandoli a sviluppare sicurezza e un’autostima reale, che non dipende dalle circostanze o dalle aspettative altrui.

Fare pace con il concetto di “sbaglio”

In fondo, non esiste crescita senza cadute non esiste sole senza ombra. crescere è un processo e stare dentro ogni giorno questo continuo crescere e progredire diventa una fonte di forza. Riconoscere i nostri difetti, mostrarci umani e imperfetti, è uno degli atti più importanti per i nostri figli. Ogni volta che perdoniamo un nostro difetto, stiamo indirettamente insegnando loro che anche loro sono amati, nonostante le loro mancanze.

Accettare noi stessi ci permette di accogliere le sfide più difficili e trasformative della genitorialità. Diventiamo più pazienti, più comprensivi e, in definitiva, più capaci di farci strada accanto a loro nel lungo cammino che porta all’età adulta.

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