Diventare madre è stato un viaggio sorprendente e, a tratti, travolgente. All’inizio mi sentivo intrappolata tra le aspettative sociali e le mie paure: Sarò abbastanza brava? Sto facendo tutto come dovrei? Ogni confronto con altre madri sembrava sottolineare i miei limiti, e il senso di colpa non tardava ad arrivare.
Molte donne si trovano a fare i conti con domande simili e con un’immagine stereotipata della “madre perfetta”, un modello irraggiungibile che mina la serenità e alimenta la paura di “sbagliare”. Questo senso di colpa nasce dall’idea che essere una buona madre significa non avere mai dubbi o debolezze. Ma la realtà è ben diversa.
Ho capito, con il tempo, che accettare la nostra debolezza e i nostri limiti non ci rendono madri peggiori, ma più umane. Questo approccio non solo ci aiuta a ritrovare equilibrio e serenità, ma insegna anche ai nostri figli l’importanza di accogliere le emozioni e affrontare i conflitti in modo sano.
Qualcosa dentro di me mi spingeva a cercare un modo per stare meglio, per essere una madre meno schiacciata dagli stereotipi e più presente per i miei figli e per me stessa. Non ho trovato una “ricetta universale”, ma ho sperimentato un approccio che mi ha cambiato profondamente e che oggi mi aiuta a vivere con maggiore consapevolezza e serenità.
Ho capito che è normale provare stanchezza, frustrazione e persino aggressività. Non sono una “cattiva madre” per questo. Al contrario, queste emozioni fanno parte della vita e, se accettate, possono diventare strumenti utili per crescere e migliorare. Ho imparato a non reprimerle, ma a osservarle e ascoltarle per capire cosa mi stavano dicendo.
Per anni ho cercato di fare tutto da sola, pensando che fosse mio dovere dimostrare di essere una madre “perfetta”. Poi ho iniziato a chiedere aiuto. Amici, parenti, un professionista quando ne ho sentito il bisogno: aprirmi agli altri mi ha fatto sentire meno sola e mi ha permesso di essere più presente, sia per i miei figli che per me stessa.
Ho smesso di pretendere troppo da me stessa. Non posso fare tutto, e va bene così. Ci sono giorni in cui le cose non vanno come vorrei, e ho imparato a perdonarmi per questo. Accettare i miei limiti mi ha dato forza, non debolezza.
In questo percorso ho ritrovato aspetti di me che avevo quasi dimenticato. Ho capito che essere madre non significa annullare chi sono, ma arricchire la mia identità. Ho imparato a ritagliarmi momenti per me, senza sensi di colpa, perché una madre felice e serena è anche una madre migliore.
Da questo percorso ho tratto un modello che potrebbe essere utile anche ad altre madri. Non è una formula magica, ma un approccio per restare presenti a noi stessi e sentirci meno isolati. Se ci fermiamo ad ascoltare il nostro qui e ora , se riconosciamo che non siamo sole e che non dobbiamo essere perfetti, possiamo costruire una comunità di supporto reciproco, dove nessuno giudica e tutti crescono insieme.
Oggi, io sto meglio. Mi accetto di più, sono più consapevole e meno schiava delle aspettative. Può farci sentire meno sole, più parte di una rete di donne che si sostiene e non giudica. E se ha funzionato per me, forse potrebbe funzionare anche per te.
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